La provincia di Verona, oltre ad essere geograficamente eterogenea (a tal punto da includere lago, colline, montagne e pianura), è pure ricca di denominazioni vitivinicole.
Tra queste si scorda spesso quella localizzata in un piccolo fazzoletto a confine con il Trentino, sulla Strada della Terra dei Forti, così rinominata per la presenza di fortificazioni militari.
Ebbene sì, per la prima volta sono andata a scoprire quell’areale a Brentino Belluno, un paese ai piedi del Monte Baldo e costeggiato dal Fiume Adige. Il paesaggio da ammirare in questa valle tra i monti presenta una distesa di vigneti fra la pianura e la collina che giovano delle condizioni pedoclimatiche, compresa l’Ora del Garda, un vento molto prezioso che rinfresca le mattine.
La Famiglia Marsilli, conosciuta per la produzione di salumi, circa cinquanta anni fa acquistò l’azienda agricola La Casetta, situata nell’omonima località di Brentino Belluno, sulla sponda occidentale dell’Adige.
Dei sette ettari di vigne di proprietà (a corpo unico) della Tenuta, vi sono ancora due vigneti storici del 1982 di Chardonnay e Sauvignon.
Tra le altre uve, coltivate su terreni minerali, ricchi di materiale di riporto della montagna, troviamo Pinot Grigio, Lagrein, Merlot, Cabernet Sauvignon e l’autoctono Lambrusco a foglia frastagliata Enantio. Lambrusco e Lagrein vengono allevati a guyot, gli altri invece a pergola semplice, piantati principalmente in base all’esposizione solare.
Da oltre sei anni, Matteo Bellini realizza con la Famiglia Marsilli ben 9 prodotti, di cui un blend e 8 monovitigno, perchè la filosofia dell’azienda mette al primo posto la valorizzazione del vitigno.
Le mani esperte di Matteo sperimentano tutti i giorni nuove tecnologie dalla vendemmia alla bottiglia, tendendo alla riduzione della chimica. In campagna le attenzioni sono molteplici, come l’esclusione del diserbo, l’utilizzo di stallatico e spollonatrice.
Giunta l’ora della vendemmia, le uve vengono raccolte e portate in cella frigo per una notte. Solo il Pinot Grigio, nella versione vinificata in bianco e lavorata in acciaio, viene immediatamente pressato a caduta per evitare la cessione del colore.
Tra le differenti modalità di lavorazione dei vini prodotti, i rossi macerano un mese, il Merlot viene gestito con cappello sommerso per due mesi con le vinacce, qualcuno affina in botti, qualcun’altro si gode le anfore.
Qua ogni vino ha la propria carta d’identità personalizzata.
Aprendo le danze in compagnia di Matteo, loCHARDONNAY assaggiato nell’annata 2019 è rimasto nei tank di acciaio fino a giugno 2020 per poi essere imbottigliato. Il calice paglierino luminoso è dotato di un bouquet abbastanza ampio di note di pera ed erbe aromatiche, con preponderanza sull’aspetto salino. Fresco, ben equilibrato con una buona persistenza e solforosa bassissima. Ancora giovane, con un bel potenziale di invecchiamento. A seguire, un calice romantico ed affascinante di
PINOT GRIGIO RAMATO 2019. Eleganza al naso con frutti tropicali, note croccanti di acino d’uva, violetta e leggera pasticceria. La sua veste rame tende maggiormente al rosa rispetto all’arancione. Texture vellutata al sorso, raffinato e leggero. La mineralità, ben presente dal naso alla bocca, chiude assieme al frutto con una piacevole lunghezza. In anteprima il
SAUVIGNON 2018 in anfora. Una produzione limitata di 3,5 quintali di uva, messa a contatto due mesi con le bucce e affinata un anno in anfora senza solforosa. Confettura di albicocca, ricordi di crostata con note leggermente burrose, distillato di erbe e l’immancabile mineralità tra i profumi di questo neonato. Un naso avvolgente e un sorso accattivante. Dei tre mi risulta il più sapido e insieme alla sua maturità figura molto piacevole da godersi a pranzo in compagnia. Tra i rossi, abbiamo assaggiato il
LAGREIN 2018 fermentato in barrique e poi lasciato in serbatoi di acciaio fino all’imbottigliamento. Speziatura intensa d’impatto con pepe nero e chiodi di garofano seguiti da piccoli frutti rossi. Rubino molto luminoso. Un impatto secco e tannico al sorso, divertente, pimpante, con leggere note balsamiche che si incastrano nel retrogusto alla mineralità ben presente. Gli altri li ho tenuti per la prossima occasione! Quello che è emerso, dopo un pomeriggio a La Casetta, è la qualità del tempo e del lavoro. I vini vengono lasciati riposare il tempo giusto prima di esser venduti (indicativamente mai prima di un anno) e per perseguire i risultati attesi servono tanta cura e passione. Se vi va di andarli a trovare, hanno anche un Agritur con una splendida piscina riscaldata…
#cincin
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