Cristiana diventa Sommelier spinta dalla passione verso il mondo enologico. Con il compagno Riccardo condivide la voglia di cambiare vita e di vivere assieme un futuro diverso, un futuro migliore. E’ così che nel 2008 decidono di acquistare un vigneto in pianura a Gambellara (VI). Un solo ettaro di Garganega da conoscere e capire per iniziare una nuova vita, investendo tempo e pazienza per la produzione dei loro vini.
Partiti con il metodo convenzionale in vigna e in cantina, nel 2012 hanno avviato la conversione al biologico, senza diserbi, utilizzando in vigna soltanto rame e zolfo, ricorrendo al sovescio. In cantina niente enzimi e additivi, utilizzo di lieviti indigeni e solamente un po’ di solfiti. La scelta di produrre vini naturali li ha fatti ricominciare nuovamente da zero dovendo ritagliarsi un altro posticino in una fetta di mercato nettamente inferiore a quello standard/convenzionale.
Dopo qualche anno il vigneto a Gambellara viene venduto per acquistare degli appezzamenti in collina, dove il clima asciutto e mitigato, il sole e i suoli basaltici ricchi di minerali sono ottimi per la vinificazione in bianco.
Ad oggi possiedono un ettaro e mezzo di Durella a Brenton di Roncà, a 450 metri s.l.m., con vigne vecchie di 30-40 anni utilizzate per la produzione del SOTOCA’, un Durello ancestrale sui lieviti (circa 6.600 bottiglie all’anno). Uva pigiata intera, non diraspata, mosti mantenuti a basse temperature e sei mesi in vasca con i lieviti per la prima fermentazione. Nel frattempo viene vendemmiata la Garganega per l’appassimento e in primavera, quando viene pigiata, una parte di questa massa viene aggiunta al Durello per consentirne la seconda fermentazione. Il vino che mi propone Riccardo sta “mangiando” lieviti in bottiglia da un anno e mezzo. 19mg/L di solforosa aggiunta per avere una garanzia maggiore nella conservazione (dose molto contenuta rispetto a quanto permesso dalla legge), nulla di più… La scorza di limone leggermente candita e i sentori minerali sono il biglietto da visita di questo frizzante ancestrale. L’ingresso in bocca è corposo, pieno, con una leggera frizzantezza che sgrassa. E’ pulito, scorrevole e piacevole, con una freschezza intensa, in bocca ritorni di limone e cedro per concludere con una nota salina. Più da accompagnamento al cibo che da aperitivo.
E’ invece situato a Roncà, ad un’altitudine di 120 metri s.l.m., il vigneto di Garganega destinato alla produzione del bianco fermo SARO’ e del passito MAESTA’. Si tratta di un vigneto giovane a spalliera, con vigne di 9-10 anni.
SARO’ è dedicato alla primogenita di casa, all’idea del futuro e alla Garganega che nel corso degli anni presenta un’evoluzione interessante. Il millesimo degustato è il 2016, una bellissima annata, molto interessante ed omogenea. La raccolta è avvenuta a fine settembre grazie alle ottime escursioni termiche che hanno permesso una strepitosa maturazione dell’uva. L’olfatto pulito ed elegante presenta una grande mineralità, seguito da fiori, talco, susina gialla e sentori di pane tostato. In bocca il vino si presenta abbastanza caldo, corteggiato da freschezza e sapidità (meno intensa del Durello). Un gran corpo elegante per questa Garganega che chiude in bocca con il sapore dell’acino d’uva fresco.
MAESTA’ 2011, il passito di Garganega in purezza, viene prodotto solo nelle annate migliori. La produzione si aggira sulle 700-800 bottiglie perchè viene utilizzato anche per la rifermentazione del durello. La pressatura delle uve intere è fatta con il torchio manuale e la fermentazione in barrique di rovere dura 6 mesi. Sua Maestà possiede un profumo in contrasto con i classici schemi della Garganega, un frutto a bacca rossa appena accennato, quasi la marmellata di frutti di bosco, le bacche, l’agrifoglio. Nella sua alternativa complessità olfattiva ci sono ricordi di una bella spremuta di arancia fresca, accompagnata da note di miele di acacia. L’acidità è ben equilibrata con la dolcezza di questo vino, il sorso è pieno e rotondo ma allo stesso tempo molto docile. Una piccola chicca dolce ed equilibrata per concludere amorevolmente la scoperta dell’azienda di Cristiana Meggiolaro e Riccardo Roncolato.
In aggiunta alle tre etichette, sta per arrivare sul mercato il BIANCOMAI. Prodotto con 40% di Garganega 2016, 40% di Durella 2016 e 20% di Pinot bianco 2015 (nascosto in una parcella del vigneto di Durella) e affinato 18 mesi in barrique di terzo passaggio. Si presenta con un colore giallo paglierino intenso con riflessi dorati grazie al mosto della pigiatura più forte. Al naso un profumo inebriante con nota mielata che vira a quelle classiche dei passiti, tantissimi fiori gialli e frutta matura. Il lavoro del legno si percepisce in maniera molto dosata e le note di zolfo permangono al naso e in bocca, non discostandosi dal resto dei prodotti direi…. Comunque non è un vero e classico bianco! C’è un leggero tannino che lascia inoltre una velatura sulla lingua.
Quattro grandi prodotti, frutti di un bel cambio di vita, inventandosi da zero. E’ stato bello conoscervi e farmi conquistare dai vostri vini. Lavorare per quello che vi piace fare è stato un grande investimento di vita.
A proposito: tra qualche settimana sboccheranno il loro primo metodo classico…e quale miglior occasione per ritornare in collina?!
#cincin
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