Quanti di voi conoscono il Parco Agricolo Regionale del Monte Netto in Lombardia?
E se nomino Capriano del Colle quanti lo collegano al mondo enologico?
Immaginando la risposta ci ho pensato io e, con la scusa di cantine aperte a San Martino, domenica 13 novembre sono andata in missione per voi nella DOC Capriano del Colle.
Siamo a sud di Brescia, dove l’area protetta si estende per quasi 15 kmq con versanti scoscesi a sud-ovest che costeggiano il fiume Mella. Quest’area è perlopiù destinata alla viticoltura che negli ultimi anni è stata rivalutata da tutte le aziende produttrici che hanno costituito il Consorzio Capriano del Colle doc.
Tra questi Lazzari, produttore di vino dal 1890, con i suoi 8 ettari di proprietà, ha aperto le porte a tutti gli enoturisti (ed ovviamente anche le bottiglie) per la festa di San Martino.
L’azienda, con la vendemmia 2016 è stata certificata biologica grazie a Davide, il giovane di casa, che crede saldamente nei risultati che si possono ottenere ponendo rispetto alla natura.
Nella zona del Monte Netto la produzione principale sarebbe di uve a bacca rossa (Marzemino, Merlot, Sangiovese e Barbera), ma a casa Lazzari l’essere convenzionali non piace, inserendo così Trebbiano e Chardonnay.
Per non parlare del continuo impegno nel recuperare vecchi vitigni autoctoni.
Un gran lavoro alla base per esprimere al meglio le peculiarità che i terreni argillosi del Monte Netto possono esprimere.
FAUSTO, il vino più premiato di casa, è un Bianco da uve Trebbiano di Soave (85%) e Chardonnay (15%) dedicato al nonno. Esprime al primo impatto note dolci con un’apertura su sentori di agrumi (in particolar modo il pompelmo) affiancate da zolfo e litchi. Dotato un buon livello di acidità e di lunga persistenza con un retrogusto che legherei nuovamente al mondo degli agrumi e magari a ricordi di capperi.
Salendo di livello con una piccola produzione di circa 900 bottiglie di Trebbiano in purezza, vendemmiato dopo il primo attacco botritico ed affinato per 12 mesi metà in acciaio e metà in barrique, BASTIAN CONTRARIO mi riconduce a delle pesche sciroppate e ad una crema di limoni. Un ingresso in bocca importante, morbido, ma agile e per nulla pesante allo stesso tempo. Rotondo ed armonico con l’acidità in perfetto stile LAZZARI (oserei dire…). Una conferma di litchi del Trebbiano e frutta esotica nel retrogusto.
Dalle uve a bacca rossa nasce ADAGIO, vestito di un rosso intenso con riflessi violacei. Una grande presenza di frutta rossa contornata da erbe aromatiche, peperone verde, pepe nero e chiodi di garofano all’ofatto. La sua essenza si percepisce già al primo sorso, equilibrato, con un tannino verde ben amalgamato nell’insieme alle note dolci, al mirtillo e all’alcolicità. Il ritorno punta alla nota sapida ed il finale è leggermente amarotico. Da scoprire con calma…anzi…adagio.
Oh oh…Non vi ho parlato del Brut Metodo Classico… non appena lo stapperò sarà mia cura aggiornarvi!
#cincin
e…. post-scriptum: lo potete trovare questo week end al Mercato Fivi di Piacenza
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