Forse qualcuno di voi avrà trovato questo scatto nel mio profilo Instagram qualche giorno fa:
Questo calice color rubino è il vino di Francesca e Marco Sartori, proprietari di Roccolo Grassi di Mezzane (VR). L’azienda di quattordici ettari si trova in Valpolicella allargata e alla fine del territorio di produzione della DOC Soave verso ovest.
Il padre di Francesca e Marco già dagli anni settanta produceva vino vendendolo prevalentemente sfuso.
Nel 1996 la svolta, dove i fratelli hanno preso le redini puntando alla ricercatezza e valorizzazione del terroir, investendo anni di studi e test.
La ricerca delle giuste combinazioni tra assemblaggi delle uve e contenitori per l’affinamento hanno dato vita a tre etichette:
Soave DOC
Valpolicella DOC
Amarone della Valpolicella DOCG
Una sola espressione per denominazione proposta con l’etichetta Roccolo Grassi, frutto del vigneto collinare di origine vulcanica sito in San Briccio (dalla quale ha preso il nome l’azienda) e del vigneto storico di famiglia accanto alla tenuta, in pianura alluvionale-calcarea.
La produzione di circa 50.000 bottiglie annue è incentrata principalmente al Valpolicella, fiore all’occhiello di casa Sartori, con un 50% abbondante. L’idea è che questo vino possa confrontarsi con il resto dei vini rossi del mondo, pertanto il massimo della produzione viene dedicato a lui.
Ma, iniziando la degustazione, il Soave DOC La Broia 2014 ha aperto le danze. Pronto per uscire sul mercato (eh già perché qui i vini sostano un anno in stoccaggio prima della vendita al pubblico) con questo paglierino lieve pieno di pagliuzze dorate. Una garganega in purezza con 60% di affinamento in botte e 40% in cemento. I profumi sono eleganti e coinvolgenti con un miele di acacia leggero e dei fiori delicati che mi ricordano la primavera. La spiccata mineralità e la lunga persistenza in questo calice pieno e rotondo mi ha lasciato un buon ricordo insieme alle note di lime ben amalgamate al resto.
Puntando invece all’annata attualmente in commercio, ma giunta agli sgoccioli la 2013, ci si ritrova un frutto più carico e maturo, un tocco di alcolicità che si fa distinguere e la morbidezza più calibrata. Se vogliamo puntare ad un vino pronto ci conquisterà lui, ma di gran lunga il 2014 darà risultati nettamente superiori. La garganega qui si dichiara pronta ad invecchiare e stupirci!
Dalle vigne più giovani del vigneto collinare nasce il Valpolicella superiore, propostomi oggi nell’annata 2012.
Vengono pigiate uve fresche e uve appassite due settimane, al 50% ognuna. Saranno destinate poi a maturazione ed affinamento in legno per diciotto mesi, tra botti grandi e barrique.
Gli occhi di Francesca brillano, è il loro vino, è la loro anima… il punto di incontro tra fratello e sorella, l’insieme del loro lavoro e della loro crescita.
Carattere e territorio riassumono questo rubino carico di frutta al naso, quasi sotto spirito. Intenso ed ampio con la piccola percezione di vaniglia contornata da cannella e pepe nero. Il tannino ti saluta, è ancora acerbo e rilascia spunti erbacei, ma ti abbandona amalgamandosi nella complessità del vino. Ampio, spazia tantissimo in orizzontale nel palato. Non finisce più.
Le vigne vecchie invece ci riportano a tavola l’Amarone 2011, di grande complessità (come vorrebbe la tradizione). E’ maestoso, ti racconta la sua storia sorso dopo sorso, la frutta rossa, la sapidità che emerge dal terreno basaltico, quell’acidità che bilancia questa frutta dolce che ritorna in chiusura di beva. Il pepe nero mi stuzzica, ma affonda a poco a poco nella rotondità di questo Signor Amarone.
Roccolo Grassi si è presentato così.
Grazie
Alla prossima
#cin cin
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