Stimato produttore di grandi vini bianchi italiani, Joško Gravner conduce la sua vita tra le vigne alla ricerca continua della semplicità cercando di rispettare il più possibile Madre Natura.
In vigna l’atmosfera ti coinvolge appena entri a contatto con questi appezzamenti di terra perlopiù composti da sabbia. Alberi, fiori, insetti, uccellini e laghetti di acqua stagna con girini e pesci gambusia creano l’habitat perfetto per le uve di Gravner allevate ad alberello nel caso delle uve a bacca bianca.
A passeggio nei vigneti con il Signor Gravner è emersa l’attenzione che pone ad ogni singolo dettaglio, tutto il lavoro meticoloso atto ad aver riguardo nei confronti dell’ambiente. Biodinamico? Vino naturale? Chiamatelo come volete, a lui importa solamente che rispecchi il suo terroir senza filtrazioni nè chiarifiche, tornando indietro nel tempo cercando di evitare forzature. Quello che la natura gli offre, lui la coccola e la trasforma in ambra liquida.
Viene abolita la pressa soffice per ritornare all’utilizzo del torchio; la diraspatrice sta lasciando anch’essa le ultime tracce e poi si finisce nei sotterranei per rimanere temporaneamente immortalati nel silenzio di questa stanza con le anfore interrate.
Ogni vendemmia di uva diraspata (ancora per poco) rimane a contatto con le sue bucce in anfora per almeno sei mesi. Poi viene torchiata e ritorna in anfora a meditare. Seguirà la vinificazione in tini e l’affinamento in botti grandi per sei anni. Un viaggio lungo ed intenso che ormai è arrivato a sette anni fissi dalla vendemmia prima della messa in commercio. La tradizione anche in questo caso è un punto fermo nella vita di Joško.
La degustazione dei vini è stata fusa a un pranzo conviviale in famiglia con la continua scoperta delle particolari sfaccettature delle sue etichette. L’annata 2008 di Breg e della Ribolla ha colpito e stupito tutti i commensali a confronto con il 2007.
Mi preme sottolineare che questi vini vanno studiati con molta calma, serviti ad una temperatura di 15°C. Penso sia la prima volta che vi comunico informazioni sul consumo, ma avendo avuto precedenti esperienze con i vini Gravner a temperature eccessivamente basse, mi sono ritrovata a constatare tanti scogli non riuscendo ad apprezzare profumi, corpo e persistenza.
Vi dico solo che l’infinito “gusto” continuava ad istigarci a tavola per poterli apprezzare in momenti diversi del pranzo.
Puliti, essenziali e per nulla banali.
Vini vivi.
Grazie Joško Gravner. A lei, alla sua passione, alla sua tradizione e alla sua famiglia.
É stato un onore per me.
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